La positività tossica (dall’inglese: toxic positivity) è una forma di gestione emotiva disfunzionale in cui si negano le emozioni negative assumendo atteggiamenti eccessivamente felici e ottimisti. Chi la attua tende a sostituire l’empatia con rassicurazioni superficiali o affermazioni sbrigative. Il processo di positività tossica si traduce nella negazione, minimizzazione e invalidamento delle emozioni.
La positività tossica di solito nasce dall’inconsapevolezza di chi non riconosce il proprio disagio emotivo e lo maschera con una buona intenzione. La positività tossica può essere indirizzata verso se stessi, o verso altre persone secondo che si minimizzino le proprie emozioni o quelle di altri.
Sebbene a prima vista la positività tossica possa sembrare d’avere una buona intenzione, in realtà è una forma di gaslighting. Inoltre, quando incorriamo costantemente nella positività tossica, si può arrivare a sperimentare la dissonanza cognitiva, che porta a sentimenti di confusione e disagio.
Alcune esperienze comuni di positività tossica possono ad esempio essere: il nascondere o mascherare i propri sentimenti; minimizzare le esperienze di altre persone con citazioni o affermazioni positive; cercare di dare una prospettiva a qualcuno invece di convalidare la sua esperienza emotiva; far vergognare o criticare gli altri per aver espresso frustrazione o emozioni negative o ancora negare situazioni che ci infastidiscono con affermazioni minimizzanti.
Esempi di affermazioni che celano positività tossica sono:
- Dopo un evento negativo o doloroso: “Tutto accade per una ragione”.
- Dire a qualcuno di “guardare il lato positivo” o “concentrarsi sugli aspetti positivi” dopo un lutto.
- Dire a noi stessi o agli altri che “Altre persone se la passano molto peggio”.
- Decidere che le persone che non discutono delle proprie emozioni o che sembrano positive sono “migliori” o “più forti” di quelle che lo fanno.
- Dire a un nuovo genitore di “Goditi ogni momento!”
- Dire a qualcuno che ha subito un aborto spontaneo: “Almeno sai che puoi rimanere incinta”.
- Dire a qualcuno che sta soffrendo di depressione di “superarla”.
- Dire a un sopravvissuto al trauma “Non capisco perché scegli di lasciarti influenzare da questo? È successo in passato”.
- Dire cose come “Ecco, non piangere” o “sorridi” quando qualcuno si sente giù o angosciato.
- Mascherare o sopprimere le nostre stesse emozioni in modo da apparire più positivi.
- Sensazione di colpa o vergogna in relazione alle nostre risposte emotive negative.
- Rimproverare o svergognare gli altri per aver espresso qualcosa di diverso dalla positività o per non “riprendersi” abbastanza velocemente.
La positività tossica può essere un meccanismo di difesa per le persone che si sentono a disagio davanti ai propri sentimenti o a quelli degli altri essendo una strategia per zittire situazioni “scomode”.
È probabilmente capitato a tutti noi di commentare un evento emotivamente gravoso con una frase consolatoria superficiale. A volte non si sa come reagire o come gestire le emozioni, sia proprie che degli altri, e si dicono cose banalizzanti senza rifletterci troppo. È quindi necessario rendersi consapevoli dell’effetto che tali affermazioni possono avere sulle persone e modificare il modo in cui riconosciamo le emozioni.
Per evitare la positività tossica è indispensabile comprendere che non sempre possiamo sistemare ciò che sta accadendo nella nostra vita, o nella vita di altre persone, e che la cosa migliore che possiamo fare, è ascoltare e mostrare empatia senza rispondere o dare consigli. Solo apprendendo che l’esperienza che una persona sta attraversando può essere dura, anche se noi non comprendiamo l’impatto emotivo che può avere avuto, potremo evitare di mettere in atto la positività tossica.
Un altro modo di evitare la positività tossica è evitare le affermazioni e frasi che possono invalidare sentimenti ed esperienze sostituendole con la convalida attraverso frasi come: “Sono qui per ascoltarti”, “Posso sentire che è stato davvero difficile per te” e verifica cosa vuole l’altra persona dalla conversazione. Ad esempio: “Come posso aiutarti a trovare una soluzione per questo problema? Oppure: Hai bisogno di spazio per elaborare ed essere ascoltato?”
Se stai applicando positività tossica a te stesso, integra questi concetti nella tua narrativa interna. Se stai invece ricevendo positività tossica poni dei confini e cerca di filtrare le informazioni che condividi con chi non è in grado di comprenderti e sostenerti in momenti di difficoltà.