Con il termine masochismo s’indica un tratto di personalità in cui un individuo ricerca il piacere attraverso il dolore, l’umiliazione e la sofferenza.
Il narcisismo è invece un disturbo di personalità tipico d’individui che tendono a esaltare eccessivamente le proprie capacità, e fanno di sé il centro esclusivo e principale del proprio interesse e di quello degli altri, cercando di diventare oggetto di una compiaciuta ammirazione.
Per molti anni, masochismo e narcisismo sono stati osservati come due fenomeni indipendenti, ma secondo autori come Reich, Bergler, Kohut, questi due tratti comportamentali sono evolutivamente, funzionalmente, e clinicamente, interconnessi. Secondo questa interconnessione, i tratti masochisti si sviluppano per mezzo di un meccanismo atto a riparare il doloroso ricordo dell’esperienza infantile, conseguenza dello sviluppo narcisistico. Nel corso dello sviluppo, la sottostante patologia narcisistica può diventare meno visibile, e le risposte masochiste difensive al danno narcisistico tendono così a dominare la vita dell’individuo. Secondo Reich il mantenimento del benessere narcisistico ha la priorità sugli altri bisogni durante lo sviluppo della personalità, e l’evitare delle ferite narcisistiche diventa il principale iniziatore delle strutture di difesa, per mezzo di meccanismi masochisti.
Dal punto di vista della psicologia del Sé, il narcisismo è in parte spiegato dai primi fallimenti empatici dei caregiver che portano a un “difetto” del sé, e che paralizza la capacità di formare legami maturi se-oggetto. Questi individui sono caratterizzati dall’idealizzazione inconscia infantile e sono il risultato della grandiosità e dell’esibizionismo della struttura del sé immaturo. Fu inoltre sottolineato che il narcisismo patologico è un costrutto difensivo di un sé grandioso (patologico) costituito da aspetti negativi del sé proiettati sugli altri, portando così a un atteggiamento ostile e svalutante verso gli altri. Conseguentemente, il super-io del carattere narcisistico è crudele e aggressivo nei confronti degli altri. In queste circostanze, la rabbia diventa l’inevitabile strategia difensiva.
In contrapposizione, il masochismo è descritto come un modello pervasivo di comportamento autolesionista, che inizia dalla prima età adulta. La persona può spesso evitare esperienze piacevoli, lasciarsi attrarre da azioni o relazioni in cui soffrirà e impedirà ad altri di aiutarlo. L’individuo masochista, tendenzialmente sceglie persone e situazioni che portano alla delusione, al fallimento, o ai maltrattamenti, anche quando sono chiaramente disponibili scelte migliori; rifiuta o rende inefficaci i tentativi altrui di aiutarlo; a seguito di eventi personali positivi, risponde con depressione, senso di colpa o un comportamento che porta al dolore; sollecita risposte arrabbiate o rifiutanti dagli altri per indurre situazioni in cui si sente ferito, sconfitto, o umiliato; rifiuta esperienze piacevoli ed è riluttante a riconoscimenti positivi; non riesce a svolgere compiti importanti per i suoi obiettivi personali nonostante la capacità di farlo; è disinteressato o rifiuta persone che lo trattano bene, o che sono premurosi con lui; e infine s’impegna in sacrifici eccessivi anche quando non è richiesto o necessario. Secondo questi comportamenti l’individuo masochista tende al perseguimento della vittimizzazione e della sconfitta mosso dal desiderio o bisogno di sentire che un altro ha il controllo su aspetti importanti della propria vita, e che l’altro usa quel controllo per suscitare sentimenti di umiliazione, impotenza, e sentimenti spiacevoli; all’inseguimento o accettazione di circostanze dolorose e umilianti, seguita da un’esagerazione del dolore provato. Questa accettazione o perseguimento del dolore, e l’enfasi sulla sua intensità, è accompagnata da un evitamento di esperienze piacevoli, e dall’incapacità o riluttanza a riconoscere le esperienze piacevoli se si verificano. Inoltre, il masochista ha la propensione a soccombere al senso di colpa e depressione dopo risultati positivi e ad uno sconforto sproporzionato dopo una sconfitta. Infine, l’egocentrismo e la convinzione della propria situazione speciale nella vita, accompagna la sensazione che nessun altro soffra tanto quanto l’individuo masochista.
Bergler presumeva che la conservazione del senso infantile di onnipotenza, del benessere narcisistico è una manifestazione psicologica primaria del bambino molto piccolo e che questa azione è così importante che altre soddisfazioni, se necessario, vengono sacrificate a favore del mantenimento dell’integrità narcisistica e della sicurezza, evitando l’intollerabile ansia che accompagna un disturbo di sicurezza narcisistica. Questo bisogno narcisistico è costantemente perturbato dalle normali esigenze dell’infanzia. Anche con la migliore delle madri, il bambino è di per sé costantemente frustrato. Dal punto di vista del bambino, quando piange per reclamare il latte, dovrebbe essere soddisfatto immediatamente dalla madre e secondo questo modello, questa pretesa alimenta la fantasia onnipotente che ogni sua esigenza dovrebbe essere soddisfatta nell’istante in cui è richiesta. Questo adattamento tra madre e bambino è un inevitabile meccanismo caratteristico dell’infanzia e costituisce la prima umiliazione narcisistica, che conduce nel tempo a una modifica delle prime fantasie del sé onnipotente e autarchico e che conduce verso l’inclusione delle rappresentazioni oggettuali. Il bambino risponde con ansia e rabbia a questa minaccia al suo benessere narcisistico. Nella sua impotenza a sfogare la sua furia efficacemente nel mondo esterno contro un oggetto, subisce un’ulteriore lesione alla sua autostima e questo forma una parte significativa tipica della psiche di tutti gli individui narcisistico-masochisti. In questo scenario, il bambino indifeso sperimenta ripetute situazioni d’inevitabile frustrazione, aggravata dall’ansia suscitata dalla sua rabbia verso la madre amata e necessaria e dallo stato doloroso di rabbia inesprimibile, è spinto a cercare un compromesso che gli permetterà di accettare il suo legame di dipendenza, pur conservando in parte la sua onnipotenza e autostima. Il bambino impara ad “addolcire” le sue delusioni: “Se non posso ottenere ciò che voglio, imparerò ad apprezzare quello che ho anche se deluderò me stesso”.
Il masochista, sia per sua stessa provocazione, sia per il suo uso improprio di un’opportunità esterna disponibile, fa in modo di provare delusione, rifiuto e umiliazione. Nel suo mondo esterno si riproduce la madre deludente e rifiutante del suo mondo interiore. Allo stesso tempo, attraverso il meccanismo del piacere nel dispiacere, l’individuo masochista è in grado, inconsciamente, di estrarre soddisfazione o piacere dal suo dolore cosciente. Dopo aver subito l’ingiustizia, e completamente inconsapevole del suo ruolo nell’ingegneria del suo rifiuto o sconfitta, il masochista risponde con indignazione e rabbia contro l’oggetto rifiutante o umiliante. Tuttavia, la rabbia ha lo scopo di dimostrare al proprio accusatorio interiore di non essere colpevole. La motivazione di questa rabbia è il desiderio di calmare la coscienza, piuttosto che raggiungere obiettivi positivi nel mondo esterno, e l’espressione della rabbia è spesso eccessiva, portando così a ulteriori sconfitte. Dopo che l’aggressione difensiva si esaurisce, la persona soccombe alla depressione e a sentimenti di autocommiserazione. Bergler ha fatto riferimento a questi passaggi come al “meccanismo di riscossione dell’ingiustizia”.
In assenza di alternative, la garanzia della continuità e della familiarità, anche di un oggetto deludente, è più sicuro e più rassicurante che affrontare il pericolo di una rottura totale dell’attaccamento. Infatti, è preferibile qualsiasi forma di attaccamento, all’abbandono. Qualsiasi senso di sicurezza continua, attraverso il mantenimento di un attaccamento a un oggetto di potere e controllo diventa il bisogno di piacere primario, che prevale sulle altre fonti di piacere e sicurezza.
Nell’intreccio tra masochismo e narcisismo, la frustrazione e il dolore sono vissute soprattutto come lesioni al proprio sé onnipotente, minacciando sentimenti intollerabili di impotenza e passività. È per evitare questo senso di un imminente annientamento che il bambino realizza la creazione di una nuova, ora masochista, fantasia dei suoi poteri onnipotenti, e riafferma un certo senso di controllo rendendo la sua sofferenza ego-sintonica. Il sé danneggiato è incapace di affermazione positiva, gli oggetti amati sono percepiti come sempre deludenti e la delusione ha la priorità su quelle che normalmente sono considerate le “normali” fonti di soddisfazione e piaceri. Essere delusi o umiliati diventa una modalità preferita di affermazione narcisistica. Per il carattere narcisistico-masochista, questo orgoglio, e senso di essere speciali, poggia sulla convinzione di aver sofferto una privazione ingiusta da un genitore crudele, e qualsiasi esperienza di essere amato è percepito come una minaccia di sottomissione a una potente forza maligna.
Secondo quanto descritto, si può pensare al carattere narcisistico-masochista come a un’unica entità clinica. Sotto quest’ottica, le tendenze narcisistiche patologiche sono veicoli inconsci per raggiungere la delusione masochista; e lesioni masochistiche sono un’affermazione di fantasie distorte dal narcisismo.
Referenze
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